Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.
La vita di Novecento inizia con l’abbandono, da parte dei genitori, sul Virginian, il piroscafo dove affonda le sue radici e a cui rimarrà legato per il resto della sua esistenza. A bordo della nave impara a suonare il pianoforte ed entra in completa sintonia con esso, incantando gli animi dei passeggeri con straordinarie melodie. Il protagonista è un soggetto particolare: non conosce il mondo vero ma solo la realtà che vive sul piroscafo, non conosce a fondo la natura umana e, pur essendo un adulto, mostra l’ingenuità e la spontaneità di un bambino. Per questi motivi, Novecento è un personaggio che non si scorda e a cui si rimane legati.
Il libro è complesso ma è scritto con uno stile semplice, dove le descrizioni sono quasi assenti. Il libro è molto breve, ma, a fine lettura, ci si accorge della sua profondità, perché genera sentimenti contrastanti, insegnando che la vita non è sempre fatta di scelte facili e che allontanarsi dalle proprie radici è più difficile di quanto si possa pensare.
Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre.