Il miglior modo di fuggire è restare fermi, cercando di capire da chi si fugge, e perché. Solo così si toglie la maschera al personaggio che recita la nostra vita, solo così si spezzano le catene delle aspettative che gli altri hanno su di noi, solo così non si diventa, da vecchi, la caricatura di ciò che si era da giovani.
Io no è un libro che mi ha fatto riflettere molto su vari temi, quali la fuga da se stessi, le false apparenze create dalle maschere che, inconsapevolmente o meno, indossiamo ogni giorno e, infine, il pesante fardello delle aspettative che gli altri ripongono su di noi.
Per quanto riguarda il libro ammetto che sono rimasta piacevolmente sorpresa: infatti mi aspettavo una lettura leggera e, invece, mi sono ritrovata a fare profonde riflessioni. L’inizio è stato divertente e leggero ma, man mano, si è trasformato in un libro ricco e a tratti commovente. Non c’è un unico narratore e ciò ha reso possibile avere una visione generale.
Per quanto riguarda i personaggi, posso dire di essermi affezionata a Francesco, lo spirito libero, il viaggiatore, quello che ha saputo spezzare le catene delle aspettative. C’è da dire, però, che Francesco nasconde anche un aspetto fragile che nemmeno lui sa di avere: c’è una parte di lui che ha paura di scoprire chi è veramente. Gli ci vorrà un viaggio intorno al mondo per capire che il problema non è trovare un luogo in cui sentirsi a casa, perché a casa ci si sente ovunque, se si è con le persone amate, ma avere il coraggio di fermarsi e imparare a conoscersi dentro.
La vita è un’attesa, una lunga attesa durante la quale s’inganna il tempo fuggendo. Fuggendo dalla noia, dalla solitudine, dalla paura di morire, soprattutto da noi stessi.