Bisogna dilapidare la gioia, è l’unico modo per non sprecarla. Tanto dopo sparisce lo stesso.
Le tre del mattino racconta la storia di un padre e un figlio che, costretti a passare due giorni e due notti svegli a Marsiglia, impareranno a conoscersi più di quanto abbiano fatto in 17 anni. Il padre, matematico dalla carriera discretamente brillante, è un appassionato di jazz e grande fumatore, mentre il figlio, Antonio, è un liceale solitario, rancoroso nei confronti del padre e malato di epilessia. Il rapporto tra i due non è stato facile dopo il divorzio: infatti, come già detto in precedenza, Antonio porta rancore nei confronti del padre, il quale ha lasciato la casa, e lui, a sua volta, non riesce a stabilire un legame con il figlio. La svolta avverrà, appunto, a Marsiglia dove saranno costretti a stare insieme e dove faranno nuove esperienze, le quali li porteranno a stabilire un legame più profondo.
La storia, molto semplice ma capace di far entrare in sintonia il lettore con i personaggi, non è totalmente frutto della sua immaginazione ma si ispira a fatti realmente accaduti. Tutti i personaggi, inoltre, sono inventati dall’autore, tranne il medico specialista Gastaut. Il libro è abbastanza breve ma, in poco più di 150 pagine, l’autore riesce a catturare l’attenzione del lettore e giocare con le sue emozioni, regalando, a fine lettura, un senso di speranza.
Una schizofrenia che in realtà è di tutti gli adolescenti. Agire per essere uguali e sognare di essere diversi.