Credo che le cose vadano come vogliono andare, non perché devono farlo, come fossero guidate da un disegno superiore, ma a causa di una concatenazione accidentale di eventi che le porta inevitabilmente verso una determinata direzione, e siamo noi, semmai, dopo che sono accadute, a volerle interpretare secondo una logica trascendente, quindi, se da un lato siamo artefici del nostro futuro, dall’altro quasi sempre non possiamo far altro che subire le bizze del caso.
L’ultima settimana di settembre è il racconto divertente, ma anche nostalgico, del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi. Un terribile evento, che li cambia per sempre, li porta a vivere un viaggio on the road, ricco momenti emozionanti e altri divertenti. Tanti sono gli incontri particolari e quelli che riportano alla luce i ricordi.
Personalmente mi è piaciuto molto questo libro perché racconta il modo di relazionarsi tra un nipote e un nonno quasi estranei, ma anche tra un giovane e un anziano appartenenti a generazioni e mentalità differenti. I due personaggi principali sono il nonno Pietro, scrittore di professione, e il nipote Diego. I due hanno caratteri molto differenti: il primo è scorbutico e misantropo e, grazie alle sue riflessioni, regala attimi divertenti al lettore, mentre il secondo è solare e curioso, soprattutto riguardo la vita del nonno. Il ragazzo, inoltre, è l’unico che riesce a impedire al nonno di dire tutto ciò che gli passa per la mente.
In generale consiglio questo libro a chi ha voglia di una storia semplice ma emozionante, scritta in modo scorrevole e che si lascia leggere velocemente.
Ci sono dolori che non hanno tempo, immobili, enormi, mille volte più forti della nostra capacità di soffrire, mille volte più forti della nostra capacità di sopportarli, e che il tempo modifica solo all’apparenza, allo sguardo degli altri.