“Ciao, l’altro giorno ho visto una persona”. Ma chi è? Che cos’è? È un individuo? Un essere vivente? È tutto qui?
La Persona è qualcosa di più di un individuo, è qualcuno; ha un nome, un cognome, una nascita, una crescita e pure una morte.
“Individuo” vuole semplicemente dire non diviso; come atomo, da “ατομος” (α-τομος, indivisibile). Al contrario “Persona”, forse di matrice etrusca, deriva dalla parola greca “προσοπον”, maschera. Tuttavia “προσοπον” non è soltanto maschera, ma è l’unione, il composto di due parole molto usate nella lingua greca: προς + οψις. “προς” è una preposizione che oltre a tutti gli altri suoi significato letteralmente significa “di fronte a”. “οψις” è un sostantivo della terza declinazione che significa “sguardo”.
Cosi, se letteralmente maschera significa “di fronte allo sguardo”, così anche, dove per metonimia maschera rappresenta una persona ideale, questa assume lo stesso significato.
Sono dunque persona se un altro mi guarda e, guardandomi, mi vede, mi riconosce; senza l’altro, viene meno il mio essere persona e divento così individuo. Siamo persone quando ci voltiamo verso l’altro, e voltandoci scopriamo il suo volto (participio perfetto di volgere) e questo, guardandoci, vede il nostro viso (participio perfetto di vedere).
E allora e soltanto allora diveniamo persone, con un nome, un cognome, una nascita, una crescita e pure una morte.
Tratto da: “Ecologia della parola” di Massimo Angelini
Ti è piaciuto questo articolo? Gurda pure il recente articolo Ecologia della parola